È in arrivo a Gorizia una rivoluzione delle strutture e dei servizi sanitari, con un investimento complessivo di circa 45 milioni di euro per importanti opere, fra cui l’Ospedale di comunità, il raddoppio del Pronto soccorso e la riqualificazione delle camere mortuarie, che consentirà di migliorare i servizi esistenti ma anche di attivarne di nuovi.
Fra gli interventi più significativi, senza dubbio, la realizzazione entro il 2026 dell’Ospedale di comunità con 45 nuovi posti letto, di cui 15 riservati ai degenti post acuti, 20 ai ricoveri brevi e 10 hospice. Il nuovo ospedale sarà realizzato nell’ex sanatorio di via Vittorio Veneto, consentendo il recupero di una struttura storica chiusa ormai da decenni e il risanamento di un’area in forte degrado. Questa mattina, insieme al vicepresidente della Regione FVG, Riccardo Riccardi, che ringrazio di cuore per ciò che sta facendo per Gorizia, abbiamo fatto un sopralluogo con i tecnici di Asugi per conoscere i dettagli del progetto, che insieme alla trasformazione dell’ex ospedale civile in polo scolastico e alla riqualificazione del parco Basaglia, consentirà a un’area oggi fortemente degradata di tornare a vivere.

Complessivamente, siamo di fronte a un intervento da 34,5 milioni di euro, di cui circa 30 milioni da co-finanziamento regionale e 4,5 da fondi PNRR. Nella nuova struttura, al piano terra troveranno posto il Centro unico prenotazioni, la Centrale operativa territoriale, gli ambulatori per le vaccinazioni, l’area dedicata alle malattie sessualmente trasmissibili e diversi spazi di servizio. L’ingresso principale si troverà al primo piano, dove si diramano le due ali con le aree ambulatoriali. Saranno 37 in tutto gli ambulatori, di cui 8 di Unità speciali di continuità assistenziali, Punto unitario di accesso e medicina sportiva, 14 ambulatori specialistici e 15 per medici di medicina generale e pediatri. Salendo, il secondo piano sarà interamente dedicato alle degenze, con spazi comuni tra cui una sala da pranzo, un soggiorno e una palestra. Il numero di posti letto sarà complessivamente di 35, di cui 15 riservati ai degenti post acuti e 20 ai ricoveri brevi. Salendo ancora, il terzo piano sarà dotato di sala riunioni e conferenze, uffici di direzione sanitaria, farmacia, spazi per i familiari e una palestra per la riabilitazione. Qui troverà posto anche un’area Hospice con 10 posti letto, che fa salire quindi il totale a 45. Infine, la sala per il culto e i depositi sottotetto si troveranno al quarto e ultimo piano.

LA STORIA DELL’EX SANATORIO

Il sanatorio di Gorizia, inaugurato nel maggio 1933, costituisce il primo prototipo realizzato al Nord. Una scelta legata all’intento di intercettare il bacino di utenza del nord est ma anche alla volontà di marcare la presenza del regime nella provincia orientale di Gorizia confinante con il neoistituito regno di Jugoslavia (1931). La fondazione del sanatorio goriziano declina in chiave peculiare al contesto il rapporto tra Fascismo e architettura, impegno sociale e retorica; assolve il compito di assicurare un servizio sanitario alla collettività e contestualmente testimonia nelle forme dell’architettura i principi di italianità, classicità e modernità che il regime si impegna a diffondere nei territori strategici del confine orientale. Ciò, non senza testimoniare gli aspetti innovativi della nuova tipologia concepita con l’intento di superare l’immagine consolidata del sanatorio come luogo di sofferenza e morte.
Il sanatorio di Gorizia risulta opportunamente orientato in direzione sud-est ed è situato in una vasta area sita a sud est della città. Dal punto di vista architettonico il sanatorio presenta uno schema planimetrico a T rovesciata, con ali allungate simmetriche che ospitavano al primo e secondo livello rispettivamente la degenza maschile e femminile, ed un corpo centrale destinato a scale e servizi. La distribuzione interna delle ali ha un corridoio di servizio, orientato a nord, che collega le camere -a 4/6 letti – con accesso diretto alle verande continue poste sul fronte principale esposto a sud est. La linea delle terrazze è interrotta in prospetto dall’aggetto del corpo centrale che è risolto ricorrendo a stilemi di derivazione neoclassica, con colonne di ordine gigante e chiusura superiore a timpano. La soluzione declina in chiave monumentale, cara al regime, le inclinazioni storiciste del linguaggio locale; il prospetto tradisce tuttavia l’impostazione moderna del complesso, ravvisabile nel linguaggio razionalista adottato nella soluzione dei fronti retrostanti che, svincolati dall’obbligo alla monumentalità, sono risolti con linee essenziali. Il telaio in cemento armato ha consentito la realizzazione di terrazze e tetti piani praticabili ai vari livelli; nel vano scale ampie vetrate con infissi metallici di espressa matrice moderna diffondono all’interno la luce naturale e assicurano una vista privilegiata sul parco. La dotazione dell’ampio spazio verde, rigorosamente recintato a precludere il contatto con l’esterno, assicurava al suo interno ampia disponibilità al passeggio all’aria aperta, conforme alle prerogative della terapia sanatoriale e all’impostazione della tipologia divulgata nel quadro della costruzione della rete sanatoriale nazionale.
Attivo dal 1933, analogamente a tutti gli edifici sanatoriali realizzati nel Ventennio, il sanatorio goriziano ha perso l’originaria funzione con l’avvento delle terapie antibiotiche negli anni Cinquanta. Divenuto progressivamente obsoleto è ceduto negli anni Settanta al Servizio Sanitario Nazionale che lo destina ai servizi di igiene mentale. Sottoutilizzato e successivamente privato di tale funzione, verte da anni in stato di abbandono e progressivo degrado. Il sanatorio di Gorizia è dunque in attesa di essere riutilizzato. Il nodo del riuso, che ha coinvolto e coinvolge il patrimonio architettonico appartenente alla rete sanatoriale dell’epoca, richiede una visione strategica. Nel progettare il riuso si devono riconoscere le qualità da salvaguardare e riconsegnare l’ex sanatorio ad un uso compatibile. Il sanatorio è nato con l’intento di stabilire un mutuo rapporto tra architettura e programma terapeutico e rivisita un requisito qualificante dell’edilizia alberghiera (da cui originariamente attinge la tipologia sanatoriale) connotato da un peculiare rapporto interno/esterno. Tale rapporto è centrato sulla compenetrazione di tre fattori decisivi: luce naturale, aria, verde. Inoltre, inizialmente isolato ed avulso dal contesto urbano l’ex sanatorio, con la sua dotazione di verde, si colloca oggi in una posizione prossima al centro, profilando un potenziale approccio integrato a scala urbana e territoriale, a vantaggio di un mutuo arricchimento. Per questo motivo l’ex sanatorio ben si presta ad un riutilizzo come Casa della Comunità e Ospedale di Comunità. La scelta della nuova destinazione d’uso e le scelte progettuali effettuate sono state inoltre effettuate ricercando un ponderato equilibrio tra istanze di conservazione e soddisfacimento di esigenze legate al progresso tecnico e normativo.